Società
05/05/2014
Inaugurazione della scuola materna di Casumaro
Dedicata a Monsignor Enelio Franzoni, medaglia d’oro al valor militare
Emozionante inaugurazione della scuola materna di Casumaro, frazione facente parte del comune di Cento (Fe), sabato 8 marzo intitolata a Mons. Enelio Franzoni, medaglia d’oro al valor militare per le sue gesta eroiche durante la seconda guerra mondiale.
Alla presenza di un nutrito gruppo di alpini e bersaglieri si è tenuta sabato 8 marzo l’inaugurazione della nuova scuola materna per i bimbi di Casumaro. Nel soleggiato ma ventoso pomeriggio tanti militari si sono uniti ai paesani, alle autorità e ai tanti amici e affezionati di Monsignor Enelio Franzoni per rendergli un doveroso omaggio nel settimo anniversario della sua morte che è coinciso con l’intitolazione della scuola.
Il terribile sisma che ha colpito la bassa modenese e la provincia ferrarese nel maggio del 2012 aveva purtroppo reso inagibile la vecchia struttura scolastica. Gli alpini si sono fatti carico della ricostruzione e in pochi mesi sono riusciti, grazie a tanti sforzi, a ricostruire un nuovo plesso permettendo ai bimbi di riprendere le lezioni in un ambiente sicuro, colorato e costruito su misura per loro e le loro esigenze. A costruzione terminata è stato deciso unanimemente la dedica e intitolazione a Monsignor Franzoni, originario di un paesino vicino, San Giorgio in Piano (Bo), che alpino non è stato, ma che è stato davvero amico degli alpini.
Sì perché Don Enelio fu un eroico cappellano durante la campagna di Russia, stette sempre al fianco dei “suoi” soldati e rifiutò per ben due volte il rimpatrio in Italia per stare vicino ai commilitoni e questi gesti gli valsero la medaglia d’oro al valor militare, di cui lui andava fiero sottolineando con orgoglio di non aver mai sparato un colpo.
Don Franzoni è stato soprannominato un piccolo grande uomo, chi ha avuto l’onore di conoscerlo non ha potuto non rimanere incantato dai suoi modi dolci, dalle sue parole sempre positive e ricche di serenità, dalla sua gioia di vivere e amare il prossimo.
Nei ricordi commossi dei presenti e del nipote, Emilio Franzoni, si capisce la grande umanità e bontà d’animo del cappellano militare prima e del parroco di provincia poi, sempre pronto a stare al fianco dei bisognosi, sempre capace di donare un sorriso e speranza a tutte le persone vicine.
Proprio per queste doti umane indiscutibili l’intera amministrazione comunale ha appoggiato caldamente la sua candidatura suggerita dagli alpini ed è stata decisa l’intitolazione a suo nome. Al momento dell’inaugurazione è seguito lo scoprimento della targa a nome di Monsignor Franzoni, dopodiché i presenti hanno potuto visitare una mostra fotografica con un piacevole excursus della vita del cappellano e seguire una conferenza, gestita dal Sindaco e dal nipote di Don Enelio, dove sono state proiettate altre foto e documenti storici che hanno illustrato più nello specifico la figura carismatica e le sue gesta.
Gesta che ho avuto personalmente la fortuna di sentire raccontare con la semplicità che lo contraddistingueva anche nei frangenti più delicati, come quando mi narrò di essere stato fatto prigioniero dai russi che gli puntarono il mitra contro ed erano pronti a sparare, poi videro una pentola che bolliva, dentro vi era della pasta e i soldati russi si gettarono a divorare quel buon pasto caldo italiano. Don Enelio ripeteva spesso che i russi “erano come noi poveri soldati infreddoliti e affamati”, ad ogni modo la cucina italiana in quel caso gli salvò la vita…una storia che se non fosse vera sarebbe da spot pubblicitario.
Altro episodio a me molto caro e ulteriore esempio della sua bontà d’animo. Andiamo (mia moglie ed io), in ospedale a portargli un affettuoso saluto, era verso la fine della sua esistenza ma lui non si dava per vinto e ci disse “ragazzi volete pregare con me?”
Noi non ci siamo certo tirati indietro anche perchè immaginavamo che volesse pregare per le sue condizioni critiche, perchè Dio potesse dargli la forza di poter sopportare il grande distacco dalla vita terrena fin verso la porta del Padre, quel Padre in cui lui ha sempre creduto.
Invece con un sorriso fresco ci propose di pregare per noi giovane coppia, sposata da pochi anni, ci parlò di quanto sia difficile vivere in grazia di Dio senza la preghiera e ci spiegò quanta forza serve per stare bene insieme per tutta la vita, insomma ancora una volta non pensò a se stesso ma pensò al prossimo dedicandoci quell’ultima preghiera, stringendo le nostre mani l’una sull’altra unite alle sue, e io ho immaginato e desiderato fosse la stessa forte delicatezza con la quale strinse le mani di molti giovani militari caduti in Russia.
novembre 2024
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