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TESTO DI Roberto Zalambani |
Accanto alla guerra combattuta tra le trincee, sui mari e nei cieli, durante la Grande Guerra se ne è combattuta un'altra attraverso i mezzi di informazione per esaltare l'eroismo dei propri soldati e rincuorare gli affetti che trepidavano a casa. Qualcuno è arrivato ad affermare che " anche le parole sono in armi ". I giornalisti hanno garantito una continua informazione anche se filtrata dalla censura e dalle veline degli uffici informazioni dell'esercito. Ma molti di loro hanno scelto di andare a combattere per la patria in prima linea. Da parte italiana ne sono morti 264 e anche l'Emilia Romagna ha dato un importante contributo di sangue e di eroismo, venuto alla luce grazie a una ricerca commissionata dall' Ordine dei Giornalisti e dalla Fondazione Murialdi per il giornalismo.
Il volume " Martiri di carta, i giornalisti caduti nella Grande Guerra ", scritto da Pierluigi Roesler Franz e da Enrico Serventi Longhi per Gaspari Editore racconta, le loro storie partendo da quella di Garibaldi Franceschi, redattore modenese del Corriere di Livorno, unico ad avere avuto la copertina della Domenica del Corriere. Tra gli altri eroi mi piace ricordare Pietro Bartoletti di Cesena della società Leonardo da Vinci e Cesare Bonola dell'Avvenire d'Italia che, benché ferito ad Oslavia, volle partecipare con i suoi bersaglieri ad un assalto che gli costò la vita. Un eroe al servizio delle persone bisognose d'aiuto, tanto che nel 1908 aveva partecipato come volontario ai soccorsi dopo il terremoto di Messina.