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TESTO E FOTO DI
Lisa Bellocchi
Comunicare la verità è l'impegno costante del giornalista. Un impegno ancora più importante per chi esercita la professione partendo da una propria posizione cattolica.
Come affrontare questa verità, rispettando i fatti e le persone che ci stanno dietro, è stato il tema al centro di un Corso promosso dall'Ordine dei giornalisti dell'Emilia Romagna, intitolato “Notizie false, deontologia e giornalismo per la pace”. L'appuntamento ha coinciso con la celebrazione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.
Ben 150 colleghi, ospiti del Vescovo Tommaso Ghirelli nella sala dell'Arcivescovado di Imola, hanno seguito un ricco dibattito a più voci: il presidente dell'Ordine, Giovanni Rossi, Alessandro Rondoni, direttore dell'Ufficio regionale delle Comunicazioni Sociali della Conferenza episcopale emiliano romagnola; mons Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia; Paolo Ruffini, direttore di TV 2000 ed in passato direttore del Giornale Radio Rai e di RaiTre; don Ivo Maffeis, direttore dell'Ufficio nazionale delle Comunicazioni sociali della CEI.
Il mondo ha bisogno di speranza, hanno sostenuto diversi relatori. Un'informazione che guarda solo al male (che pure esiste!) non dà conto con completezza della realtà e non corrisponde perciò ai criteri di un buon giornalismo. Da più parti si delinea un crescente bisogno di positività, la cui carenza è stata identificata tra i sintomi della crescente disaffezione del pubblico ai media; per contrastarla sono nati progetti come il settimanale del Corriere della Sera “Buone Notizie”.
Ad aggravare la situazione e a rendere il pubblico sempre più diffidente verso la galassia dei media si aggiunge il fenomeno, crescente e sempre meno controllabile, delle fake news. Grazie ai social media, le fake news si moltiplicano a velocità siderale. Prima che per il pubblico, tuttavia, le “bufale” del terzo Millennio rappresentano un serio problema per chi l'informazione la fa ed è chiamato a decidere, in tempi microscopici, se ritenere affidabile o meno una notizia ricevuta.
Le circostanze attuali esigono più che mai un giornalismo di qualità, con professionisti competenti e responsabili, difficilmente garantibili in tempi di precariato spinto e sottopagato e con l'aggressiva concorrenza di blogger prolifici e mai chiamati a rispondere di comportamenti non deontologici.