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TESTO DI Giuseppe Sangiorgi |
FOTO DI Redazione |
Sono 28.806, pari al 7,1 per cento delle imprese regionali, 1.420 in meno rispetto a 12 mesi fa. La diminuzione è dovuta alle ditte individuali (-1.247 unità). Tra i settori, forte contrazione nelle costruzioni (-12,5 per cento), l’industria perde il 6,2 per cento, i servizi il 2,4 per cento. Si riduce il contributo positivo dall’agricoltura (+2,8 per cento).
La base imprenditoriale regionale giovanile continua a contrarsi più rapidamente rispetto a quanto avviene a livello nazionale. E’ quanto emerge dai dati dal Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborato da Unioncamere Emilia-Romagna. A marzo le imprese attive giovanili si sono ridotte a 28.806, pari al 7,1 per cento del totale delle imprese regionali. In un anno sono diminuite di 1.420 unità, pari ad una riduzione del 4,7 per cento, con una sensibile accelerazione della tendenza negativa, la più rapida dal settembre 2014, mentre le altre imprese sono lievemente diminuite (-0,3 per cento). Da tempo, la tendenza regionale risulta più pesante di quella nazionale, dove le imprese giovanili (478.297, pari al 9,3 per cento del totale) diminuiscono del 2,7 per cento. Si registrano aumenti solo in Basilicata, Sardegna e Trentino-Alto Adige.
La forma giuridica. La riduzione è da attribuire principalmente alla flessione molto ampia delle ditte individuali (-1.247 unità, -5,3 per cento), ma spicca la contrazione delle società di persone (-9,7 per cento, pari a 226 unità), attribuibile all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata, che sostiene la crescita sempre più contenuta delle società di capitale (+63 unità, +1,6 per cento). Negli ultimi cinque anni, il rilievo delle società di capitale è aumentato di 5,2 punti percentuali, mentre quello delle ditte individuali si è ridotto di 2,4 punti percentuali e quello delle società di persone di 2,9 punti percentuali.
I settori. La crisi dei settori produttivi tradizionali ha colpito particolarmente le imprese giovanili. La loro riduzione è determinata soprattutto dal crollo delle costruzioni (-876 unità, -12,5 per cento), settore che sconta gravi difficoltà, al quale si aggiungono la rapida caduta dell’industria (-140 unità, -6,2 per cento) e l’ampia flessione dell’insieme del settore dei servizi (-462 imprese, -2,4 per cento), più marcata nel commercio (-340 imprese, -4,4 per cento) e più lieve nell’aggregato degli altri servizi (-122 imprese, -1,1 per cento). Risultano in crescita solo le imprese giovanili attive nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, +58 imprese, +2,8 per cento, effetto del rinnovo generazionale e dello sviluppo di forme di autoimpiego.
Negli ultimi cinque anni, la quota delle imprese attive nel settore dei servizi è lievitata di ben 9,2 punti percentuali, trainata dalla crescita dei servizi non del commercio. Al contrario il rilievo delle imprese delle costruzioni si è assottigliato di quasi un terzo (-9,4 punti percentuali).