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Emilio Bonavita
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Redazione
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Ferrara assegnati i premi stampa
Nell’albo d’oro del Premio Stampa mancava praticamente solo lui e chissà perchè: Vittorio Sgarbi. Il vuoto è stato colmato e al critico d’arte è stato assegnato il Premio Stampa 2017 ma giustamente non da solo: il riconoscimento dei giornalisti ferraresi, infatti, è andato alla “Famiglia Sgarbi” e quindi anche alla sorella Elisabetta, al padre Giuseppe e alla memoria della madre Rina. Come dire a una famiglia che da sempre si è spesa per l’arte e la cultura, per la ferraresità, insomma per la crescita di questo territorio. E ognuno dei quattro componenti di questo nucleo familiare tanto attivo ed effervescente quanto unico, ha portato e porta il suo importante contributo. L’incontro si è dunque rivelato di particolare interesse e in linea con le attese degli organizzatori (l’Associazione Stampa Ferrara guidata da Riccardo Forni) e del folto pubblico: nella prima parte i giornalisti hanno seguito un corso di formazione da soli, poi la premiazione insieme con molti altri cittadini. Da anni il Premio Stampa, nato nel 1958, è accompagnato dal “Premio alla carriera”, quest’anno assegnato al giornalista Gianpietro Testa, una vita trascorsa fra le inchieste dell’Italia insanguinata degli anni ’60 –’70 e poi a organizzare l’ufficio stampa del Comune. Menzioni speciali sono state conferite al prof. Antonio Pastore, già direttore della Clinica Orl dell’Università di Ferrara e a Romano Perdonati titolare dell’omonimo forno e presidente provinciale dei panificatori Ascom.
Fra i relatori della prima parte figuravano l’ex direttore di Carlino e Qn, ora componente del Cda Rai, Giancarlo Mazzuca (ha parlato di Indro Montanelli), lo stesso Testa, il responsabile della sede Rai di Bologna Fabrizio Binacchi, oltre alle rappresentanze di Ordine regionale dei giornalisti (il presidente Antonio Farnè), di Ordine Nazionale (il presidente della Commissione cultura Alberto Lazzarini) e di Aser (la presidente Serena Bersani).
L’amore che Vittorio Sgarbi nutre per Ferrara è cosa nota: mille sono le sue iniziative culturali che valorizzano la città in Italia. Nel suo intervento in occasione del ritiro del Premio, non ne ha fatto cenno se non per un evento: il Meis. “L’idea del museo della Shoah è mia”, ha rivendicato ricordando quando ricopriva la carica di sottosegretario ai Beni culturali. Ma da allora, ha commentato sarcastico ma con un fondo di amarezza, “Nessuno mi ha mai invitato ad alcuna iniziativa”. Ferrara – anzi, amministratori – ingrati, insomma. Tantopiù che da anni Sgarbi ha offerto alla città l’opportunità di ospitare in modo permanente, magari in Castello estense, i prestigiosi quadri della Collezione Cavallini-Sgarbi.
Si è parlato molto di informazione e naturalmente di cultura ma anche di valori: lo stesso Sgarbi polemico con il potere costituito (il vicesindaco Maisto all’ultimo momento non ha potuto intervenire alla cerimonia) alla fine ha ceduto il passo (in lui non è una contraddizione) a “l’orgoglio di essere ferrarese e di essere cristiano”. Una risposta, quest’ultima, sia agli amministratori della città “Le chiese terremotate sono ancora là, chiuse: significa che i valori in cui credono sono altri”, sia al breve ma intenso intervento dell’arcivescovo Luigi Negri che ha voluto rendere omaggio ai premiati (spesso si è recato a pranzo da loro a Ro) cogliendo l’occasione per sottolineare il ruolo della famiglia “realtà decisiva nella società. La tradizione cristiana della famiglia va oltre l’aspetto confessionale“. Negri ha infine sottolineato “le tante e negative modifiche” intervenute in questi anni sulla famiglia.