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TESTO E FOTO DI
Roberta Lasi
Si è da poco conclusa la mostra “Barbie, The Icon” a Bologna.
L’evocazione e la suggestione che suscita questa bambola nell’immaginario, è anche nella storia della sua nascita. Come per una diva, si intrecciano e moltiplicano le storie sulla sua origine.
"...paper's dolls...paper's dolls...paper's dolls..." lo strillo acuto, risuonava in una strada di New York, in quell'autunno del 1929, nel pieno della Grande Depressione. Una magra e giovanissima ragazzetta ritagliava, con le forbici nella carta, delle figure di bamboline e le agitava in aria, per mostrarle e venderle a 10 centesimi.
Un signore la sentì, la vide e, d’istinto, le comprò una bambolina con gli ultimi 10 cent che aveva in tasca. Era uno di quegli uomini ricchi che in pochi giorni, con il crollo di Wall Street, si erano ritrovati poverissimi, a viver quasi da barboni per le strade della “Grande Mela”. Avuta in mano la bambolina, guardandola e camminando, stupito del suo gesto, si trovò in un altro isolato. A quel punto, ebbe l’idea di provare a venderla per 20 centesimi. La cosa gli riuscì subito e tornò immediatamente dalla ragazzetta per comprargliene due, che subito andò a rivendere. Poi ritornò a comprargliene quattro, che subito rivendette, e poi comprargliene otto, che andarono vendute anch'esse. Cosicché, alla fine della giornata, si trovò in tasca qualche dollaro. Pochi, ma sufficienti per ripartire mentalmente e risalire la scala economica. Quell'uomo fondò poi quella che sarebbe diventata in seguito la più importante fabbrica di giocattoli del mondo e, a tutt’oggi, una della più importanti, la Mattel. Ricordandosi di quei momenti, nelle confezioni della bambola Barbie, il loro gioco più famoso, con un miliardo di pezzi venduti, per decenni sono comparse disegnate delle semplici bamboline di carta.
Questa è una delle versioni mitologiche della nascita di Barbie.
Un'altra variante, è quella di Ruth Handler che ebbe l’idea mentre guardava giocare sua figlia Barbara (da cui poi il nome della bambola) con delle bambole di carta, a cui applicava e cambiava dei vestitini di carta, e dandole ruoli da adulta. Ruth pensò di poter fare lo stesso con una figura tridimensionale e più adulta. Fino ad allora, infatti, i bambolotti erano quasi tutti dei bebè da vestire e accudire, per educare le bambine al ruolo di future mamme.
Suo marito, Elliot, era uno dei soci della Mattel, e parlandone con lui, riuscì faticosamente a convincerlo a produrre la rivoluzionaria bambolina. Solo nel primo anno ne vennero vendute 350 mila. Era il 1959, sono passati 57 anni, e, come ogni mito che si rispetti, altre versioni della sua nascita ne sono state tramandate. Qualcuno dice evoluzione di Bild Lilli , una bambolina tedesca. E, che piaccia o no, è uno dei miti nei quali siamo immersi.
Barbie, bambola transgenerazionale ha cambiato per sempre in tutto il mondo, il modo di giocare delle bambine, molte ormai già nonne.