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TESTO E FOTO DI
Matteo Franzoni
Al Baluardo della Cittadella di Modena giovedì 31 marzo Claudio Chiappucci e Leo Turrini si sono intrattenuti con i tanti presenti per parlare sia della felice e vittoriosa carriera del ciclista lombardo, sia per illustrare il Giro d’Italia 2016 che vedrà la provincia modenese protagonista con ben due tappe sul suolo emiliano.
A condurre la serata al Baluardo è Paolo Reggianini, che siede sul palco assieme a Claudio Chiappucci, ciclista che negli anni 90 ha regalato tante soddisfazioni agli appassionati delle due ruote, Leo Turrini in veste di opinionista e giornalista, Alessandro Ferraresi, presidente della Federazione Ciclismo Provinciale e Giulio Guerzoni, assessore allo sport del Comune di Modena. Ad inizio serata a tenere banco è la questione sicurezza, viste le recentissime scomparse di due ciclisti che portano nuovamente il tema al centro dell’attenzione degli addetti ai lavori e non solo.
Per Chiappucci in una corsa ciclistica ci sono molti momenti complicati, come una rotonda, un divario tra i gruppi che si formano, una strada che si restringe o è piccola e i ciclisti devono essere sempre concentrati e pronti ad ogni evenienza, come i piloti delle moto e delle auto che accompagnano la corsa. A questo proposito Alessandro Ferraresi racconta che negli ultimi anni, oltre a far pedalare i bimbi, la Federazione ha introdotto corsi per insegnare ai giovani a stare in bici con attenzione e sicurezza ed è stato riscontrato un minor numero di cadute e incidenti, a riprova del successo di questa iniziativa.
Turrini tiene a sottolineare il grande amore che lega il territorio modenese al ciclismo e l’assessore allo sport si dice felice e orgoglioso per l’opportunità che avrà l’intera provincia di Modena di mettersi in luce con le due tappe che attraverseranno il territorio, dapprima l’appennino tosco emiliano che saprà con ogni probabilità dare il primo scossone alla classifica con l’arrivo della decima tappa a Sestola e il giorno successivo la partenza dell’undicesima tappa da Piazza Roma in centro a Modena, simbolo della città insieme alla Ghirlandina. L’argomentazione svolta sul caso Pantani e qui le chiacchiere si fanno meno felici ricordando le tristi vicende che hanno coinvolto il Pirata.
Per Turrini è mancato il rispetto per un campione della bicicletta, un talento strepitoso che appena caduto in disgrazia è diventato un imbroglione per molti, mentre per lui rimane semplicemente un ragazzo che amava la bici. Chiappucci lo ha conosciuto quando Pantani era ad inizio carriera e lo ricorda come un giovane caparbio e molto ambizioso. In sala è presente tra gli altri Roberto Pregnolato, storico massaggiatore di Chiappucci.
I due scherzano e ricordano i vecchi tempi, con lo scalatore lombardo che si complimenta ancora per la capacità di Pregnolato di sapere dove mettere le mani per sciogliere i muscoli e farli ripartire per la tappa successiva. Per un ciclista il massaggiatore è una figura fondamentale, è un uomo di fiducia, è il più vicino e deve saper motivare e aiutare nei momenti difficili. Turrini attacca a parlare della carriera di Chiappucci definendolo un corridore che restituisce il fascino romantico delle corse, un uomo che ha saputo rompere le tattiche delle squadre per partire all’attacco, poi insieme ricordano uno dei maggiori traguardi del ciclista, il secondo posto al Tour de France del 1992.
Claudio era davvero giovane e si trovò al centro dell’attenzione del grande pubblico e degli addetti ai lavori, si sentì spaesato e non seppe gestire correttamente le tante pressioni tentando la tattica dell’attacco per difendere il vantaggio accumulato su Lemond. Rimane comunque un’esperienza favolosa che gli ha permesso di indossare sia la maglia a pois che la maglia gialla. Tra gli altri risultati più importanti di Chiappucci vengono mostrate le immagini della Milano-Sanremo, vinta nel 1991, il secondo posto al mondiale di Agrigento nel 1994 poi l’impresa epica della vittoria di tappa al Sestriere nel Tour de France 1992. Claudio racconta quella tappa emozionando i presenti.
Parte dicendo che la corsa è durata ben 7 ore e 44 minuti e per lui è stata una tappa nata d’istinto, si arrivava in Italia e lui ci teneva a vincerla. Studiò il percorso che presentava sette gran premi della montagna e si trovò avanti con un gruppo di corridori che ben presto riuscì a distaccare. Inizia così la sua corsa solitaria verso il traguardo e man mano che i chilometri diminuivano saliva la paura di essere ripreso.
L’ultima ora di gara è stata la più difficile perché oltre al timore di essere raggiunto, le gambe cominciavano a sentire la fatica ma la forza gli è arrivata dal numerosissimo pubblico che lo ha incitato e portato alla vittoria. Claudio dice che in così tante ore un ciclista deve sapersi dosare, sia nelle energie fisiche che psichiche, deve saper soffrire e sapersi gestire, oltre a ragionare sempre sul da farsi.
L’entusiasmo della gente dona energia al ciclista, è come se si creasse una fusione tra atleta e il suo pubblico. Il soprannome El Diablo è nato in Sudamerica, più precisamente in Colombia, dove Claudio ha corso stupendo i locali che non si aspettavano che un europeo, non abituato a pedalare alle loro altitudini, riuscisse a essere così bravo e competitivo.
Alla domanda provocatoria sui suoi secondi posti Chiappucci dice che gli hanno formato il carattere e hanno fatto sì che la gente si affezionasse maggiormente a lui. Come avversario più forte nelle grandi corse a tappe cita Indurain, mentre la rivalità più accesa l’ha vissuta con Gianni Bugno. Per lui lo sport è tuttora una passione che gli dona serenità e non manca di pedalare in salita potendosi gustare i panorami che la montagna offre.
Chiude Turrini dicendo che la bellezza del ciclismo è la passione che emana, il ciclismo è un pezzo della vita di ognuno di noi perché tutti da bimbi abbiamo avuto una bici. Il campione è colui che affascina i bambini che danno i primi colpi sui pedali, è colui che traina i giovani, li stimola, sa inventare e fa scattare la scintilla e la voglia di pedalare.