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TESTO DI Marco Sassoli |
FOTO DI Archivio MediaticaWeb |
Un pensiero comune e condiviso credo da tutti è che Internet, dalla sua nascita, ha contribuito a livellare la comunicazione a livello globale. Uno strumento di potere “personale” che ha dato libero accesso alla conoscenza in ogni parte del mondo.
Ogni giorno nuove informazioni entrano in rete da ogni parte del pianeta e contribuiscono ad aumentare questa conoscenza. Basta pensare a Wikipedia, diventata la fonte più veloce utilizzata, che consente a chiunque sia dotato di un computer d’integrare le notizie contenute o modificarle.
Con Internet la verità e la conoscenza sono diventate di massa e sono emerse velocemente, cambiano anche in modo profondo le abitudini ed il modo di lavorare. Una forma di potere popolare non prevista che probabilmente ha spiazzato anche chi, quasi 40 anni fa, ha inventato la rete.
Qualcuno conosce uno strumento più veloce per trovare informazioni su qualcosa o qualcuno?
Le sue radici risalgono agli anni ’60. In quel tempo, in America, imperversava la cultura hippie, o forse sarebbe meglio parlare di “controcultura”. Prima osteggiata, poi glorificata, oggi ricordata con nostalgia da molti anziani. Solo dieci anni dopo, nel ’70, inizierà l’era del computer, grazie a giovani sperimentatori arroccati in angusti garages. La rivoluzione che avrebbe cambiato il mondo era di fatto cominciata. Nel 1985 nasce Internet, la vera libertà individuale. E’ ancora una cosa “primitiva” e solo l’1% della popolazione mondiale ne ha accesso e lo conosce. E’ un primo gruppo di persone collegate in rete. Di fatto il primo social in cui ricchi e poveri potevano comunicare allo stesso modo: la curiosità aveva trovato la sua valvola di sfogo. In qualsiasi momento chi voleva poteva collegarsi e confidare stati d’animo. Tutto era concesso, nessun vincolo e nessuna censura. Comunicazione libera e incontrollata. Uno spazio virtuale - ma nemmeno troppo - in cui ogni idea poteva essere espressa in assoluta libertà, senza censura, senza condizionamenti, senza regole. E senza nessun controllo le persone si sentono libere. La visione che appare immediatamente è quella di uno spazio in cui si sarebbe potuto cambiare davvero il mondo. Oggi sappiamo invece che chi ha mezzi e conoscenza del mezzo può controllare ed influenzare gli utenti attraverso commenti e condizionamenti comunicativi.
In questi ultimi anni abbiamo potuto verificare che il web ha anche modificato il modo di fare e percepire la politica. In alcuni paesi ha sfruttato il potere della folla e molti disordini hanno avuto inizio proprio attraverso una comunicazione tramite web, con un potente passaparola che nessun governo di fatto riesce ancora a controllare. Notizie, foto, video, commenti, possono essere “postati” e resi fruibili senza nessun controllo, evidenziando verità che in altri tempi e con una comunicazione tradizionale, sarebbero potuti essere tenuti nascosti.
Alla sua nascita Internet non è altro che un semplice collegamento telefonico e lettere verdi su uno schermo nero. Una comunicazione scritta, un telegrafo più moderno. Un primo abbozzo di e-mail.
Il web come lo conosciamo oggi ancora non esisteva. Si deve attendere il 1991, quando un ricercatore del Cern, Tim Berners-Lee, inventa il servizio che farà diventare accessibile a tutti Internet, un enorme contenitore di ipertesti e link collegati tra loro all’infinito in uno spazio elettronico e digitale. In pratica una nuova dimensione. E’ l’inizio inarrestabile della sua diffusione mondiale. Tutte le informazioni ed i documenti del mondo possono essere condivisi grazie al linguaggio html (HyperText Markup Language). La seconda rivoluzione dopo quella dell’invenzione della stampa di Gutenberg.
Grazie al web e all’html oggi chiunque, da qualsiasi parte del mondo, può navigare, conoscere, guardare, raggiungere posti mai visti e conosciuti. Il vecchio sogno hippie di rendere il mondo e le persone libere è stato raggiunto e, grazie alla lungimiranza del suo inventore che ha reso pubblica e disponibile a tutti la sua scoperta, in modo completamente gratuito e senza nessun tipo di impedimento. Chi ha inventato il web lo ha fatto per tutti e per tutto il mondo.
Poi qualcuno ha iniziato a pensare che Internet poteva diventare un’opportunità per fare soldi.
Bill Gates, produttore di software a pagamento, nel 1995 fa uscire Internet Explorer, browser per l’accesso al web. Era nata l’ideologia commerciale, ma anche una tendenza che porterà molti giovani ad inventare software in grado di minare certi poteri industriali. Solo quattro anni dopo, 1999, nasce Napster, un programma per la condivisione di file tra utenti. La diffusione tra i giovani è immediata per la condivisione di musica gratuita. Un semplice click del mouse e la musica non si comprava più. Una bomba atomica per l’industria discografica. Napster chiude solo due anni dopo, ma il suo posto sarà colmato immediatamente da decine e decine di altri programmi analoghi, così che oggi tutto può venire copiato istantaneamente: film, libri, musica, documenti, ecc. All’interno del web chiunque, dotato di un PC, di un iPad o di uno smartphone può diventare editore, giornalista, regista, documentarista. Basta pensare a Youtube. Nel 2005 ha postato il suo primo video. Oggi sono milioni i filmati visibili da tutti, in tutto il mondo.
Anche l’industria ha dovuto adattarsi al cambiamento. Il mondo dei blog e dei social ha globalizzato i pareri ed i commenti dei consumatori. Un aspetto troppo importante per il “business to consumer”, così che molte industrie hanno imparato ad investire per conoscere e controllare stili di vita, abitudini, piaceri personali, tendenze. Il web ha di fatto perso la sua libertà iniziale. Chi ha pensato a Internet come strumento di business ha messo in atto un processo di controllo inarrestabile. Facebook, Youtube, Google, e-Bay hanno accentrato il potere delle ricerche nel mondo, cancellando ogni competitor e con meccanismi di controllo così sofisticati da modificare i risultati di ricerca per ogni utente, selezionandoli in base alle singole abitudini percepite e catalogate. Siamo già ad un web controllato? Il sogno di uguaglianza sociale e culturale della filosofia hippie e dell’inventore di Internet è già finito?