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TESTO DI Emilio Bonavita |
Si possono ancora scrivere romanzi che non siano storie di vampiri, thrilling svedesi, noir col commissario di turno, cinquanta sfumature di sesso, rivisitazioni del 700 inglese o di quello francese, confessioni di un cantante famoso o ricettari culinari mascherati? E, si possono scrivere romanzi in lingua italiana senza necessariamente importare libri dall'estero, già confezionati per il consumo e privi di ogni correlazione tra scrittura e cultura? E ancora, si può ritrovare in qualche opera il primigeneo concetto di letteratura, quello propagandato dai professori di liceo, quello che definiva l'arte come esplosione della creatività e dono gratuito all'utente per il suo innalzamento spirituale?
Se prendiamo in considrazione i libri di Carlo Maria Milazzo, la risposta è Sì. Sì, si possono incontrare libri che abbiano un'originalità strabiliante, che ripropongano la lingua italiana nella sua ricchezza e musicalità, che facciano sentire il lettore migliorato alla conclusione dell'ultima pagina.
E' chiaro che, di questi tempi, siffatte opere letterarie siano confinate nella semiclandestinità. Non avendo nulla di episodi minimali, di banale poliziesco, di storico scaricato da internet ecc. ecc. esse sono relegate a nicchie in cui non è facile andarle a scovare.
Lo stesso Milazzo, dopo più di trent'anni di lavoro ottimale, è ancora costretto all'abusivismo sul panorama dell'editoria di grande tiratura. Gli ultimi suoi due libri, La Montagna del Sospiro e Il Ceppo dell'Avatar, sono pubblicati da Tracce, un piccolo e poco conosciuto editore pescarese che da svariati decenni si preoccupa di promuovere quella che una volta veniva etichettata come “neoavanguardia”.
Se decidete di leggere i romanzi di Milazzo scordatevi comunque subito la realtà: questo scrittore si muove tra pianeti e dimensioni diverse, tra citazioni e parodie, tra slogan e filastrocche, tra filosofia e fisica, tra poesia e barzellette. Nell'ultima coppia di pubblicazioni i protagonisti, che sono i medesimi in entrambi i libri, fuggono da luoghi mefitici o corrotti per iniziare una serie di avventure rocambolesche ed iniziatiche. I personaggi rispondono ai nomi di Danny Faber (dalla carnagione color pellicano e dal naso modellato da un cromosoma melanzana), di David Tubalkain (dal torace largo quanto un pedalò e dalla pancia a forma di sidecar), di Donna Blacksmith (nera dalle treccine imbizzarrite) e di Dirk Schmied (dai capelli precocemente imbiancati). Altri minipersonaggi come il Folletto delle Angurie e la Pulce del Neutrone, che parla su frequenze ultrasoniche, accompagnano il gruppetto.
Le vicende surreali si svolgono in borghi o paesucoli che sono incastonati sulla Montagna del Sospiro oppure adagiati sull'Ostia Volante oppure disseminati sul Ceppo dell'Avatar e sull'Isola Utrost.
Lo stile di Milazzo può essere al primo impatto “troppo insolito”, ma, se ci si lascia sedurre, diventa di un magnetismo travolgente. I testi sono commistioni di racconto, liricità, satira, ricerca linguistica con effetti deflagranti sul piano della struttura narrativa e del linguaggio. Molti sono i riferimenti colti. Se si vuole tentare un collegamento con altri campioni di eccentricità novellistica, teatrale o cinematografica si può pensare ad Alejandro Jodorowsky, a Fernando Arrabal, a Eugène Ionesco, a Samuel Beckett.
Questo spot ha principalmente lo scopo di informare gli appassionati di letteratura (che si sperano ancora numerosi) che esiste uno scrittore made in Italy che potrebbe farli godere da matti.