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TESTO DI Stefano Gruppuso |
L’allarme sugli effetti devastanti che il cambiamento climatico sta innescando sul nostro pianeta continua ad essere inascoltato. Al di là di qualche azione positiva a livello di singoli stati, ma globalmente insufficienti, il mondo fa orecchie da mercante.
Eppure l’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change), il gruppo intergovernativo dell’ONU che studia il riscaldamento globale non ha dubbi. In un documento, il “Climate Change 2014: Impact, Adaptation and Vulnerability” pubblicato a Yokohama in Giappone alla fine dello scorso mese di marzo, l’organismo scientifico dell’ONU si esprime con grande chiarezza: se non vengono adottate misure per mitigare i cambiamenti climatici già in atto in tutto il pianeta, si apriranno scenari mondiali drammatici, dalla fame alle malattie, dalla siccità agli allagamenti, dalle migrazioni forzate provocate da catastrofi naturali alle guerre.
Il messaggio è rivolto ai decisori politici perché assumano piena consapevolezza della situazione e della sua drammatica evoluzione se lasciata a se’ stessa. L’IPCC però non cede al pessimismo e lascia spazio a prospettive di recupero, seppur parziali, a condizione che si intervenga subito e adeguatamente. Molti dei peggiori rischi possono ancora essere ridotti – viene detto nel documento – se al più presto vengono adottate misure forti per ridurre le emissioni di gas serra (sei tipi di gas in particolare: anidride carbonica, metano, protossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi, esafluoruro di zolfo) e contenendo il più possibile l’uso delle fonti fossili per produrre energia.
Il rapporto, sottoscritto da 309 esperti, con l’aiuto di 436 collaboratori e la consulenza e la revisione di altri 1700 studiosi del problema, definisce schiaccianti le prove a supporto del fatto che sia in corso un riscaldamento del clima e che sia “estremamente probabile” - secondo gli scienziati del Panel la probabilità è pari al 95-100 % - che la causa dominante sia l’attività umana nei settori industriale, civile, dei trasporti e agricolo con le conseguenti emissioni di gas serra, aerosol e cambi di uso del suolo.
I dati analizzati mostrano che entro la fine di questo secolo la temperatura globale superficiale del nostro pianeta molto probabilmente supererà di 1,5 °C il livello medio del 1850-1900. Senza idonei interventi di mitigazione e riduzione delle emissioni globali di gas serra l’incremento medio della temperatura globale rispetto a quel periodo potrebbe facilmente superare i 2 °C e arrivare anche oltre i 5 °C.
“ Il problema è come contenere in 2 °C il riscaldamento della Terra rispetto ai livelli pre-industriali di riferimento – afferma Rajendra Pachauri, presidente dell’IPCC - , quando già oggi le temperature sono aumentate di 0,8 °C e la tendenza è in aumento. Secondo la grandissima maggioranza degli studiosi se le emissioni continuano con i tassi attuali la temperatura media a fine secolo sarà di 4 °C più alta, il che comporterebbe il realizzarsi degli scenari catastrofici ipotizzati.” E’ quindi necessario che si giunga ad un nuovo accordo planetario dopo lo zoppicante Protocollo di Kyoto siglato nell’ormai lontano 1997 ed entrato in vigore nel 2005 dopo la ratifica della Russia e dell’Australia. Nel mese di dicembre del 2015 vi sarà a Parigi un importante vertice sul clima. Molti sperano che sia l’occasione per fare scelte coraggiose e consapevoli. Nell’incontro internazionale si dovranno superare le divisioni tra paesi industrializzati, in via di sviluppo ed emergenti e si dovrà raggiungere un compromesso, dettato certamente da un equilibrio tra i reciproci interessi su questioni economiche, ma imposto, soprattutto, dall’esigenza di scongiurare le inevitabili calamità naturali globali che potrebbero arrivare anche prima del previsto.