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TESTO DI Enzo Spaltro |
Il potere può essere inteso come la possibilità e la capacità di produrre o impedire ogni genere di cambiamento. Quindi una funzione umana per crescere e svilupparsi, per costruire, ma anche per distruggere. Gli uomini lo hanno da sempre usato per migliorare la propria vita e per controllare la vita degli altri.
Il lavoro è stato uno dei più recenti modi per fare tutto questo, organizzando la società verso la produzione della ricchezza e del benessere. Prima di tutto hanno iniziato questa ricerca, concentrando il potere su una persona sola (mon-archia e monoteismo), o su poche persone (olig-archia), o su molte persone (poli-archia o politeismo) ed ancora oggi tentano di estendere questa ricerca a tutti i componenti di società o città (demo-crazia) ed a molte e svariate suddivisioni di potere spesso con assurde suddivisioni di campo e di finalità.
Così la suddivisione dei poteri (cioè dei modi di realizzare i cambiamenti) con cui si è sviluppata la nostra cultura “occidentale” ha avuto inizio con la distinzione tra potere prima gerarchico (dei vecchi) poi tecnico (della conoscenza) e poi ancora emotivo (dei sentimenti). Nel medioevo bellico e feudale questa trilogia si declinò tra un primogenito/erede, un secondogenito/guerriero ed un terzogenito/sacerdote. Dopo la rivoluzione francese, questa trilogia si trasformò in una terna costituzionale composta di potere legislativo, esecutivo e giudiziario per delimitare con queste costituzioni il potere monarchico assoluto vigente.
Ma oggi questi tre poteri costituzionali non bastano più. All’inizio del terzo millennio gli uomini stanno vivendo nella fine della società della cultura delle guerre e nell’inizio della cultura delle connessioni, cioè dei rapporti tra persone (relazioni), tra idee (ideologie e modelli culturali) ed azioni (associazioni ed organizzazioni). Giova cominciare ad abituarsi a una società sempre più complessa, strutturata non solo a tre poteri, ma per lo meno a sei poteri. Ai tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario si affiancano i poteri mediatico, economico e dell’apprendimento.
Per discutere di questi poteri è stato organizzato a Cervia il quinto convegno di primavera, che viene presentato qui come un gioco tra rappresentanti dei sei poteri possibili con una particolare attenzione per il sesto potere, quello dell’apprendimento, quello che dal benessere passa al bellessere, dal presente al futuro, dalla vendetta al perdono, dal sapere all’imparare e dalla guerra alla pace. In altre parole dalla millenaria cultura bellica a quella connettiva emergente. Un particolare interesse verrà indirizzato anche ai confronti di genere femminile e maschile ed agli equilibri di interesse tra vita e lavoro.
Programma: www.universitadellepersone.com