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TESTO E FOTO DI
Matteo Franzoni
E’ un giorno storico per la squadra del piccolo distretto ceramico modenese. I neroverdi, dopo aver sprecato tre match ball, grazie a un soffertissimo 1-0 (rete di Missiroli al 96’) in casa contro il Livorno possono festeggiare matematicamente la conquista della massima serie. E’ la prima volta in 91 anni di storia, cominciata nel 1922. Il club del patron Giorgio Squinzi riesce a coronare il sogno dopo 5 anni di serie B, dove ha sempre disputato campionati importanti.
Euforico l’allenatore Di Francesco che definisce la promozione come un thriller e ringrazia i propri calciatori che definisce straordinari”
Suona il campanone nella piccola cittadina e il sindaco Caselli entusiasta dice “Siamo una città di serie A”
Il Sassuolo è stato quasi sempre da solo in testa, per nove mesi. Sono stati 300 giorni di dominio incontrastato, nel corso dei quali i neroverdi hanno vinto tanto e altrettanto convinto. La cavalcata vincente è iniziata il 27 agosto a Cesena con una vittoria per 3-0. La squadra guidata da Eusebio Di Francesco è stata sconfitta solo sette volte, vanta il migliore attacco insieme al Livorno e la terza migliore difesa. Una promozione ed una vittoria di squadra, se si considera che il Sassuolo non ha un bomber da 20 gol a campionato, ma ne ha quattro - Pavoletti, Boakye, Terranova e Berardi.
Ma veniamo alla storia dell’Unione Sportiva Sassuolo Calcio, società calcistica di Sassuolo, città della provincia di Modena dove fu costituita nel 1920.
Dopo la vittoria del campionato di Serie B nella stagione 2012-2013 (massimo successo raggiunto dal club nella sua storia), dalla stagione sportiva 2013-2014 militerà per la prima volta in Serie A. I suoi colori sociali sono il nero e il verde, da cui il soprannome di neroverdi.
Quella del Sassuolo può essere definita una favola: senza storia, senza tifoseria e senza stadio, ma in serie A.
Mai in 91 anni di vita il Sassuolo Calcio è arrivato così in alto. Ma da sabato pomeriggio con la vittoria sul Livorno ha coronato il sogno proibito, quello della serie A raggiunta grazie ad una società presa per mano da patron Squinzi e costruita con un progetto a lungo termine. E da oggi inizia davvero la parte più difficile dell’avventura.
Non ha una storia calcistica alle spalle degna di essere ricordata, è tra i più piccoli centri abitati mai stati in serie A (41.000 abitanti) e non vanta nemmeno una vera e propria tifoseria (1.500 abbonati). Non ha nemmeno uno stadio, il Sassuolo che avrà però la serie A. Incredibile ma vero, assurdi del nostro calcio che si pasce di controsensi e paradossi. Ospite per l’intera stagione al Braglia di Modena, la società neroverde ha costruito il proprio successo lontano da casa, costantemente in trasferta, malgrado le due cittadine siano distanti una manciata di chilometri. Dopotutto, il Sassuolo è il ‘cugino’ povero rispetto al Modena che ha una storia calcistica molto più gloriosa, oltre ad avere uno stadio a disposizione. Ma in Serie A non sarà più così: dopo aver conquistato la promozione nello stadio dei cugini più blasonati (uno smacco che resterà indelebile nella rivalità delle due tifoserie), il Sassuolo emigrerà allo stadio “Città del Tricolore” di Reggio Emilia per due anni in attesa di capire se un domani potrà avere un impianto conforme alle normative federali.
L’U.S. Sassuolo Calcio continuerà comunque ad allenarsi allo stadio “Enzo Ricci” di Sassuolo sia per rimanere vicino alla città sia per motivi organizzativi.
In mano a padron Squinzi (milanista dichiarato), oggi numero uno di Confindustria, il Sassuolo è riuscito nell’impresa più difficile. Il coronamento di un progetto a lunghissima gettata come il patron della Mapei aveva già saputo dimostrare nel ciclismo dove, prima di entrare nel calcio, aveva investito le proprie finanze condite da successi. Ha preso il Sassuolo nel 2002 e in 11 anni l’ha portato dalla periferia del calcio alla vetta più alta sapendo valorizzare giovani talenti e costruire un ambiente sano e vincente. Erano 5 le stagioni in serie cadetta, troppe per chi voleva fare il grande salto e soprattutto una serie B che oramai vestiva stretta per chi l’anno scorso sfiorò la A nei contestatissimi e sfortunati play-off contro la Sampdoria che ritroverà in massima serie. Oggi il Sassuolo è una realtà del nostro calcio: ha lanciato allenatori come Max Allegri e Stefano Pioli e oggi ha fatto conoscere Eusebio Di Francesco che ha condotto in testa dall’inizio alla fine tutto il campionato. Ha saputo mixare la voglia di riscatto di attaccanti come Leonardo Pavoletti al talento giovane di Domenico Berardi, 19 anni, talentino fatto in casa, affidandosi agli eterni capitan Francesco Manganelli e Alberto Pomini.
Non ci resta che goderci da tifosi questa splendida opportunità e vetrina che è la serie A, augurandoci che la squadra non soffra il salto nella massima categoria e continui a deliziarci con l’ottimo calcio mostrato negli ultimi anni e che la notorietà sportiva porti anche nuova linfa al distretto ceramico, tanto provato dalla crisi economica mondiale.
Certamente il Trofeo Tim 2013, appuntamento ormai classico dell’estate calcistica italiana, al quale il Sassuolo ha partecipato per la prima volta per festeggiare la promozione nella massima serie sfidando squadre del calibro di Juventus e Milan, ha dimostrato che il gruppo di Di Francesco ha voglia di non accontentarsi di un gioco da provinciale, cercando di mantenere il controllo della palla per quanto possibile, giocandosela alla pari delle due squadre di blasone maggiore.
E la vittoria finale, ottenuta grazie al successo sul Milan (risultato 2-1) dopo la sconfitta, giunta solo ai rigori contro la Juventus, è un grosso incoraggiamento a proseguire la preparazione con questa carica e desiderio di fare bene, soprattutto perchè anche nei 45 minuti contro i campioni d’Italia il Sassuolo ha mostrato un bel gioco, non buttando mai via la palla e coinvolgendo tutti gli interpreti del modulo 4-3-3.
Insomma cari tifosi, un mese soltanto poi potremmo vedere la nostra squadra giocarsela su tutti i campi, potete starne certi!