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TESTO DI

Andrea Guolo

FOTO DI

Paolo Del Mela e Marco Sassoli

Caseificio Pieve di Roffeno

“Oggi lo vedete così, ma 40 anni fa qui non c'era nulla, nemmeno luce e acqua”. Dario Zappoli ha fotografato così il lungo ed eroico viaggio del Caseificio Sociale Santa Lucia, partito dal nulla e giunto all'importante traguardo dei 40 anni di storia. L'evento è stato festeggiato sabato 27 aprile con la presentazione di un volume, “L'oro bianco di Pieve Roffeno”, curato da Giancarlo Roversi, giornalista e scrittore associato Arga, con i contributi di altri sei autori (tra i quali il presidente di Arga Emilia Romagna, Emilio Bonavita) e la presentazione scritta dall'assessore regionale all'Agricoltura, Tiberio Rabboni, anch'egli presente nell'occasione. La presentazione si è tenuta nella trecentesca Abbazia di Santa Lucia.

 

Arga Interregionale ha organizzato per l'occasione un evento, in collaborazione con il caseificio Pieve di Roffeno, a cui hanno partecipato oltre trenta colleghi specializzati e qualificati.

 

“Il caseificio – ha ricordato Roversi, introducendo i numerosi interventi che sono seguiti – è una realtà teoricamente sbagliata, in quanto sorto in una zona non adatta a questo tipo di insediamento. A Pieve di Roffeno infatti esistono pochi appezzamenti e mancano i grandi pascoli per allevare bovini. A suo vantaggio è andato l'obbligo di operare senza alcun intervento chimico, per non inquinare le falde dell'acqua Cereglia. Così i terreni sono rimasti puri e tuttora offrono un foraggio da cui ricavare un latte eccellente per la produzione di Parmigiano Reggiano. L'impresa è riuscita grazie alla tenacia della nostra gente di montagna, abituata a superare tutti gli ostacoli che una natura ingrata poneva loro. È stata una partita vinta in una terra sbagliata. Una realtà che fa onore alla nostra provincia e regione”.

 

Dario Zappoli, presidente della cooperativa che gestisce il caseificio, ha sottolineato il peso che oggi ha questa attività nell'economia del territorio, nel cuore dell'Appennino bolognese. “Ora – ha affermato – creiamo un certo benessere per zone che, dal punto di vista economico, non hanno molto altro da offrire alla popolazione”. Una conferma giunge dal sindaco in carica di Castel d'Aiano, Salvatore Argentieri: “Lo definirei un tassello molto importante nella nostra storia, fatta di gente semplice che ha tanto lavorato per mantenimento e lo sviluppo del territorio. Vedere oggi cooperative, gente che ha voglia di fare e impegnarsi., è un esempio per tutti noi. Si tratta di un patrimonio che tutti quanti noi andremo a difendere e, nel limite del possibile, sostenere, dando quell'aiuto di cui agricoltura ha bisogno. Ha aggiunto il suo predecessore, Giorgio Chiari: “C'erano parecchie perplessità nel creare in questa zona, che era completamente abbandonata, una sede aziendale. Ricordo che ci riunivamo nei bar e, alla fine degli incontri, le decisioni venivano prese, contrariamente a quanto spesso accade oggi”.

 

L'intervento dell'assessore Rabboni ha avuto come oggetto la centralità delle persone e del loro lavoro ai fini di una storia aziendale di successo. “Sono le persone a fare la differenza – ha affermato il responsabile dell'agricoltura regionale – anche in un contesto così difficile come quello dell'impresa agroalimentare in montagna”. Rabboni ha citato i dati dal censimento 2010: in dieci anni, nell'Appennino emiliano-romagnolo, il 45% delle imprese agricole ha cessato l'attività, con una perdita secca del 21% della superficie agricola. “L'esperienza di Santa Lucia ci dice che invece esistono scelte che consentono di far reddito”. Quali i segreti di questo successo? Rabboni ne ha individuati tre: a) lavoro di squadra; b) legame tra impresa e territorio; c) visione di mercato tesa non soltanto a produrre una buona materia prima, ma anche a gestire la sua trasformazione e distribuzione del prodotto finito, espressione di una tipicità. “Girando l'Emilia Romagna da Piacenza a Rimini – ha commentato l'assessore – devo dire che se c'è una persona che più di altre incontro nelle manifestazioni dedicate ai prodotti di qualità, quella persona è proprio Dario Zappoli, alla costante ricerca di canali distributivi di fascia medio/alta, che siano remunerativi. Zappoli in questo senso è uomo di marketing moderno”. Rabboni ha concluso l'intervento indicando in Santa Lucia un “esempio positivo, da studiare e da seguire” e sottolineando l'impegno della Regione Emilia Romagna per la tutela e il sostegno dei prodotti agricoli della montagna, anche in prospettiva europea di approvazione della nuova Pac. “Il mercato dei prodotti agricoli della montagna non può essere quello della pianura, non c'è gara. Noi stiamo giocando al tavolo della Pac una battaglia affinché chi lavora nel territorio di montagna sia riconosciuto come operatore da sostenere. Andiamo verso un aiuto diretto annuale abbastanza significativo, tale da sopperire gli svantaggi iniziali di chi opera in aziende di alta quota”.

 

Tra gli altri interventi, Emilio Bonavita, presidente di Arga Emilia Romagna, ha sottolineato le intuizioni di Dazio Zappoli per la salvaguardia dei prodotti tipici della montagna bolognese, a cominciare dall'apertura del punto vendita del caseificio, ormai diventato un vero e proprio showroom di queste tipicità. Roberto Zalambani, segretario nazionale Unaga, ha infine ricordato la disponibilità del titolare nei confronti della categoria “senza mai chieder nulla in cambio. Oggi, con la necessità di fare costantemente informazione per essere aggiornati sugli argomenti di cui scriviamo, credo che in questo territorio, a partire proprio dal caseificio Pieve di Roffeno, ci siano molte opportunità per osservare come si lavora bene sul campo”.

 

Alla fine degli interventi, un gustoso pranzo “giornalistico/sociale” a base di prodotti e vini della montagna, con protagonisti principali i formaggi prodotti dal Caseificio Pieve di Roffeno, tra cui naturalmente il Parmigiano-Reggiano, di cui l'azienda è produttore consorziato.