Medicina
28/01/2013
Cavolo che prevenzione!
Cavoli, broccoli e cime di rape, tutte facenti parte della famiglia delle crucifere, sembrano avere un elevato potere di prevenzione nei riguardi di tumori e flogosi croniche soprattutto nei soggetti più esposti a stress ossidativo. E in Inghilterra è già in vendita il “super-broccolo”.
In uno studio pubblicato su Mutagenesis nel settembre 2010, e rimasto un po’ sottotraccia per il grande pubblico non addetto ai lavori, un gruppo di esperti italiani e danesi hanno mostrato, ancora una volta, l’importanza del cavolo e di tutte le specie appartenenti alla famiglia delle crucifere nell’ambito della prevenzione primaria delle neoplasie. In questo studio 27 fumatori sani sono stati sottoposti ad una dieta di 250 gr. di broccoli cotti al vapore per un periodo di 10 giorni con la strabiliante conclusione di una riduzione di circa il 40% dei danni al DNA da parte dei radicali liberi. Il tabacco fumato è infatti attualmente la maggiore fonte per l’uomo di radicali liberi (Reactive Oxygen Species-ROS). Questi inducono danno ossidativo a carico degli acidi nucleici (DNA ed RNA), con formazione di addotti e minore capacità riparativa del DNA.
Questi ortaggi contengono glucorafanina che viene naturalmente convertita in sulforafano all'interno dell'organismo che rappresenta il principio attivo che proteggerebbe il DNA dai danni indotti dai radicali liberi. E proprio una forma concentrata di sulforafano ha dimostrato di ridurre, in un altro studio pubblicato su Plos One nel 2012, il numero di cellule della leucemia linfoblastica acuta in ricerche condotte nei laboratori del Baylor College of Medicine (USA). La leucemia linfoblastica acuta è un tipo di tumore dei globuli bianchi comune nei bambini, per la quale normalmente c'è un tasso di cura di circa l'80%, ma alcuni bambini non rispondono al trattamento. Nel tentativo di ricercare delle alternative terapeutiche per questi casi, i ricercatori si sono focalizzati appunto sul sulforafano purificato; essi hanno incubato in laboratorio linee cellulari umane leucemiche e linfoblasti da pazienti pediatrici con il principio attivo delle crucifere, con lo stupefacente risultato che le cellule tumorali sono morte, mentre quelle sane non hanno subito alcun effetto. La conclusione di questi ricercatori è stata che, sebbene ulteriori indagini siano necessarie per confermare questi risultati, questo composto di sulforafano purificato potrebbe un giorno essere usato come trattamento in combinazione con le terapie attuali contro la leucemia linfoblastica acuta. Un altro studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Biochemical Biophysical Acta 2012 ne conferma l’efficacia antitumorale e chemio-preventiva nel cancro alla prostata.
La potente azione antiossidante che emerge da questi studi, oltre che nella prevenzione antitumorale e come supporto alle terapie antiblastiche, sembra essere efficace anche nella protezione dalle malattie cardiovascolari (arteriosclerosi, infarti miocardici e ictus).
Sugli effetti benefici del sulforafano hanno scommesso recentemente alcuni ricercatori dell'Institute of Food Research di Norwich e del Center John Innes (UK), i quali hanno ottenuto, dall'incrocio tradizionale dei broccoli con ingredienti naturali, la nuova varietà, ribattezzata ''Beneforte''. Questa nuova varietà è stata ottenuta arricchendo gli ortaggi tradizionali con quantitativi da due o tre volte superiori alla media di glucofaranina, che ha la proprietà di trasformarsi in sulforafano a contatto con la flora intestinale. Consumando il broccolo "Beneforte" si aumenta così il livello di sulforafano assunto dall'organismo da due a quattro volte rispetto ad un broccolo normale, con benefici per l’organismo. Occhio però al modo di consumarlo poiché per mantenere intatte tutte le sue proprietà deve essere mangiato crudo, leggermente bollito o saltato in padella. Si tratta insomma di un ''super-broccolo'' con potente attività antiossidante da poco arrivato sulle tavole britanniche, peraltro allo stesso prezzo dei broccoli normali.
I risultati di questi studi permettono di riflettere su quanto alcuni alimenti possano essere preziosi nella cura e nella prevenzione delle malattie oncologiche e croniche cardiovascolari e su come la natura sia in grado di offrirci ciò di cui abbiamo realmente bisogno, ancora una volta, riguardo alla nostra salute.
La scheda
Broccoli, cavoli e cime di rapa
Le diverse specie di cavoli sono state utilizzate dall’uomo da tempi antichissimi. Secondo alcuni l’uso risale almeno a 6000 anni fa. Le testimonianze storiche comunque fanno individuare questa pianta in maniera inequivocabile già sulle mense egizie, greche e romane. I broccoli e tutta la numerosa famiglia dei cavoli, che in Europa si mangiano tradizionalmente da almeno 3000 anni, appartengono alla famiglia delle brassicacee (in latino brassica) e più in generale delle crucifere, così denominate dai botanici per il piccolo fiore con i petali a croce. Il cavolo era considerato sacro dai Greci. Lo scrittore greco Luciano, scriveva che i greci ritenevano che il cavolo fosse nato dal sudore di Zeus, per cui era sacro. Il medico greco Crisippo (IV sec. a.C.) scrisse un intero libro su questo ortaggio. Ippocrate (460-377 a.C.) lo usava contro coliche e dissenterie.
Marco Porcio Catone, il vecchio, detto il censore, vissuto nel III-II secolo a.C., lo considerava una panacea. Nel suo “De Agri Cultura” cita la verza nella prevenzione dei traumatismi dei soldati e per le sue virtù digestive. A questo proposito ci dice che il cavolo fra tutti gli ortaggi è il migliore, sia cotto che crudo. Se mangiato crudo, “intinto nell’aceto aiuta la digestione in modo prodigioso ed è un buon regolatore dell’intestino…Combatte la stipsi e aiuta coloro che soffrono di coliche intestinali”. Catone indica il cavolo, benefico anche per “coloro che urinano con difficoltà, a goccia a goccia” fino a concludere che “l’urina di chi lo mangia è salutare per ogni malanno”. In sostanza il cavolo era così presente nella dieta del popolo da convincere Catone ad attribuirgli la proverbiale salute di ferro dei romani.
I Romani, infatti, buongustai per natura, usavano mangiarli crudi prima dei banchetti per aiutare l’organismo ad assorbire meglio l’alcool. Inoltre, a Roma si attribuiva al cavolo il potere di scacciare la malinconia e la tristezza. In ogni caso, qualunque fosse la ragione, Plinio il Vecchio, nel I secolo dell'era cristiana, lo definiva la pianta miracolosa che aveva permesso ai Romani di fare a meno dei medici per sei secoli. Ma del cavolo si interessarono e scrissero anche Teofrasto, Discoride, Plauto e Cicerone.
Nel 1500 i cavoli erano indicati come lassativi e cento anni dopo li troviamo citati da Capitan Cook come alimento indispensabile per gli equipaggi delle navi per sopportare i lunghi viaggi senza ammalarsi. Infatti le stive delle navi di lungo corso erano sempre provviste di crauti in salamoia per proteggere gli equipaggi da scorbuto e verminosi.
Nel 1630 il brodo di cavolo era raccomandato in tutte le affezioni. Il Morgagni ne ricorda il potere nella prevenzione delle sindromi catarrali nell’umida Padova del 1700.
Anche il poeta Giuseppe Giusti racconta di averne sperimentate le virtù su una piaga che gli si era formata dopo una caduta.
Le crucifere comprendono 390 generi e più di 3000 specie in forma di piante erbacee spontanee, di arbusti rampicanti, di ortaggi e spezie. In esse sono presenti, in quantità significativa, zolfo, iodio, calcio, vitamina C ed, in minore percentuale, potassio, vitamina K, niacina, riboflavina, e sostanze fitochimiche (quali polifenoli ed isotiocianati) che esplicano un potere di prevenzione e di attenuazione del rischio cancerogeno grazie al processo di ossidoriduzione dei radicali liberi esplicato dai gruppi sulfidrilici e dai legami sulfurici posizionati sull’anello benzenico caratteristico di tali sostanze.
Le crucifere sono un’importante famiglia di ortaggi e verdure come i comuni cavolfiori e broccoli (B. oleracea var. botrytis), i cavolini di Bruxellels (B. oleracea var. gommifera), e le rape (B. oleracea var. gongylodes o B. caulirapa), e sono caratterizzate da gusto amarognolo e leggermente piccante da crudo e da un caratteristico sgradevole odore solforato alla cottura.
I principi attivi sono i metaboliti dei tiocianati, tra il cui più efficace è il sulforafano, e gli indolo-glucosinolati, quest’ultimi potenti pesticidi naturali con cui la pianta si difende da vermi e funghi, ma che sull’uomo hanno effetto protettivo antiossidante.
I glucosinolati e i tiocianati però sono molto ridotti dall’eccesssiva cottura. Il cattivo odore della cottura, ad alte e prolungate temperature, sarebbe dovuto proprio alla degradazione eccessiva di questi composti indolici. Quindi, più cattivo odore si percepisce, più andranno perse nell’aria le sostanze attive degradate dalla cottura, e meno efficaci saranno le verdure dal punto di vista preventivo. La cottura breve al vapore o a coperchio chiuso riduce questo fenomeno!
La ricetta
Orecchiette con le cime di rapa alla pugliese
Le orecchiette con le cime di rapa sono senza dubbio il piatto più conosciuto della cucina pugliese.
Ingredienti per 2 persone:
• 300 gr. di cime di rapa già pulite
• 150 gr. di orecchiette fresche
• 2 filetti di acciuga
• 1 spicchio di aglio
• olio
• sale
• peperoncino
Portata: Primi piatti
Difficoltà: Facile
Tempo di preparazione: 10 minuti
Tempo di cottura: 20 minuti
Tempo totale: 30 minuti
Pulire le cime di rapa selezionando soltanto i fiori e le foglie più tenere.
Lessate le cime di rapa in acqua bollente salata per 10 minuti circa.
Nel frattempo fate imbiondire l'aglio con l'olio ed il peperoncino.
Scolate le cime di rapa...e mettete a cuocere le orecchiette nella loro stessa acqua.
Unite all'olio anche i filetti di acciuga... e le cime di rapa.
Fate insaporire le cime di rapa per qualche minuto fino a cottura delle orecchiette che farete saltare in padella assieme alle cime di rapa.
Amalgamate bene il tutto... Servire immediatamente con un'abbondante grattugiata di pepe, eventualmente un filo d'olio extravergine a crudo…e impiattate!
novembre 2024
EDITORIALE
di: Alberto Bortolotti
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