Lavoro
07/11/2016
Il lato oscuro dei debiti aziendali
Per un’azienda è pericoloso solo il debito finanziario? O ci possono essere altri debiti, intangibili ma non per questo meno importanti, che possono minare un corretto andamento e sviluppo?
L’indebitamento che in assoluto preoccupa di più un’impresa è quello finanziario, ovvero l’esposizione che ha nei confronti di fornitori, banche, leasing, ecc. Perché? Perché è tangibile, si quantifica con numeri chiari e inequivocabili. Le passività del debito finanziario si toccano con mano e sono facilmente comprensibili. E più questo debito è alto, più è difficile pagarlo. A volte sono indispensabili grandi sacrifici e rapporti difficili con le banche o le istituzioni. Ma anche ammettendo che non ci siano debiti finanziari da pagare, siamo certi che non ce ne esistano altri altrettanto difficili da saldare? Debiti mai considerati perché non fanno parte di una comune percezione, ma non per questo meno importanti e pericolosi?
Un altro esempio di debito aziendale facilmente riconoscibile o intuibile è quello tecnico. Cos’è il debito tecnico? Un programmatore statunitense di nome Ward Cunningham ha inventato una metafora. Egli afferma: “… così come in ambito finanziario, per pagare un debito occorre pagarne anche gli interessi, allo stesso modo per recuperare un gap (divario) tecnologico si devono spendere molte energie e soldi.” In estrema pratica la mia azienda produce e non ha macchinari adeguati e moderni, così che i manufatti o i prodotti mi costano molto di più rispetto alla concorrenza, cha magari utilizza stampanti 3D per prototipare, macchine a controllo numerico, sistemi robotizzati di saldatura, magazzini automatizzati, sistemi CAD, processi certi ed organizzati, ecc. Più tempo faccio passare prima di rinnovare il mio parco macchine o la formazione e professionalità dei miei collaboratori, più i miei processi diventano obsoleti e più faticoso sarà recuperare in termini di denaro e di tempo.
Ma ci sono altri debiti che un’azienda dovrebbe temere? Qual’è la loro natura? Perché nessuno ne parla o li considera tali? E quali sono? E’ presto detto: mi riferisco al debito informatico/digitale e a quello comunicativo, che poi sono strettamente collegati.
Il debito informatico/digitale.
Nella moderna concezione del business la centralità dell’informazione governa ormai l’efficacia e l’operatività di un’azienda sul mercato, dominato da discontinuità e incertezze. Per tutti è indispensabile reinventarsi e rinnovarsi continuamente, non fosse altro per sopravvivere più a lungo possibile alle pressioni dei competitor. L’utilizzo di strumenti informatici e di software consente l’elaborazione dei dati, la programmazione ed il controllo di andamenti produttivi, la creazione di database, grafici, analisi, pianificazioni, identificazioni settoriali dei clienti, ecc. Una connessione a Internet adeguata non è utile solo per il reperimento di informazioni dalla rete, il monitoraggio degli accessi al proprio sito, ma anche per la creazione di aree riservate in cui catalogare, consultare e condividere velocemente documenti tecnici, cataloghi, schede, listini e ogni tipo di informazione utile alla gestione aziendale. Oggi cercare e captare informazioni, saperle interpretare e trasformare, è utile per prendere decisioni strategiche.
Se ne parla molto, ma si fatica a prendere confidenza con questi processi che sono diventati ormai indispensabili. Oggi qualsiasi impresa può fare business, relazionarsi e comunicare con i clienti, cercarne di nuovi, indagare su nuovi territori, farsi conoscere, divulgare il proprio brand, la reputazione e competenza, insomma fare marketing, senza muoversi dalla scrivania. Ma serve una nuova mentalità digitale ed una consapevolezza dell’importanza che l’informatica e la digitalizzazione possono avere per le proprie performance. L’azienda che tarda ad edeguarsi e pensa che questi processi siano solo una perdita di tempo, un costo e non, al contrario, una leva di innovazione e sviluppo, accumulerà un debito più difficile da recuperare.
E al debito comunicativo? Nessuno ci ha mai pensato?
Internet ha stravolto qualsiasi equilibrio e abitudine. Viviamo nell’era della comunicazione. Oggi un’azienda ha tutti gli strumenti utili a disposizione per fare comunicazione d’impresa, mantenere un’immagine positiva se non addirittura sviluppare una brand reputation verso nuovi mercati/clienti. Non esiste ormai nessuna organizzazione, azienda, impresa commerciale o attività che possa ignorare l’opportunità di trasferire all’esterno i suoi valori, i punti di forza rispetto ai competitor, l’esclusività dei suoi prodotti o servizi. In poche parole di preoccuparsi della propria immagine e visibilità. Internet e tutte le sue dinamiche permettono a chiunque, anche con mezzi modesti, di essere visibili, visti, ammirati, desiderati anche in mercati lontani. Eppure quante aziende considerano ancora oggi “un costo” fare comunicazione in modo professionale? Quante aziende preferiscono ignorare, magari solo per mancanza di tempo, che una comunicazione, quindi un’immagine efficace ma professionale può fare la differenza per essere scelti al posto di un concorrente? Quante aziende ignorano ancora che la comunicazione è relazione e che deve interessare tutti i settori aziendali, per cui si deve parlare di comunicazione commerciale, esistenziale, istituzionale, gestionale, finanziaria, e così via? E quante di queste praticano il “fai da te”, pensando che basti un sito da 1.000 euro, magari mai aggiornato o un copia/incolla di un testo generico? Comunicare oggi significa esprimere e mettere in comune idee e pensieri, aprire le porte della propria azienda e alla filosofia che l’ha fatta nascere e prosperare. Significa partecipare ad un sistema di relazioni e informazioni utilizzando tutti gli strumenti che l’evoluzione della rete ci ha messo a disposizione. Significa anche emozionare in modo positivo chi entra in contatto con la nostra comunicazione. Ma per esprimere tutto questo si devono conoscere bene i mezzi, sapere costruire contenuti adeguati, capaci di rafforzare questa immagine. Se non si è preparati o non si ha tempo, meglio affidarsi a dei professionisti.
E’ pensabile che un’azienda statica, che non comunica in modo adeguato, che non mette in moto tutti questi processi, possa competere con una pletora di concorrenti ubicati in ogni parte del mondo industrializzato oggi facilmente accessibili e raggiungibili? E’ ancora possibile pensare di NON fare comunicazione aziendale? Allora non è forse anche questo un debito difficile da pagare se lo accumulo nel tempo?
Meditare... I debiti aziendali NON sono solo quelli finanziari.
novembre 2024
EDITORIALE
di: Alberto Bortolotti
Qualche tempo fa è finalmente arrivata la risposta alla domanda "a cosa servono i giornalisti a cosa serve il loro Ordine?". L'hanno data in diretta due voci radiofoniche. Sabato 27 maggio sui 97.3 e 97.6 di Radio International il giornalista Leo Vicari (dipendente dell'azienda) si è... (...segue +)